La notizia era già stata diffusa l’anno scorso ma oggi davvero si legge dappertutto. E a giusta ragione perché purtroppo l’amniocentesi (soprattutto) si sta diffondendo sempre di più anche tra coloro che non sarebbero “a rischio” facendo ahimé aumentare il numero di interruzione di gravidanze.
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Quindi benvenga questo esame non invasivo. Qualcuna ne sa di più?
Alla 26esima assemblea annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre) è emerso che entro due anni sarà disponibile un esame del sangue – con normale prelievo – in grado di rilevare anomalie genetiche nel feto, evitando così esami altamente invasivi e spesso rischiosi come l’amniocentesi e la villocentesi.
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Il tutto si deve alla tecnica utilizzata chiamata MLPA (amplificazione legatura-dipendente multipla della sonda), che consente di rilevare il patrimonio genetico del feto, il dna appunto, presente nel sangue delle donne incinte da almeno sei/otto settimane.
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Economico e veloce, il test fornisce risultati nel giro di 24-62 ore.
Tuttavia, “l’affidabilità del test è circa dell’80% a causa di risultati falsi negativi, ma gli scienziati stanno lavorando per migliorare la precisione della sonda.
Io lo spero tanto perché purtroppo conosco ben due casi di amiche che hanno perso il bimbo a causa dell’amniocentesi (il sacco non è riuscito a richiudersi e dal buco è fuoriscito il liquido amniotico).
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Mi auguro anche che possa aumentare la percentuale di sicurezza nella detezione di eventuali anomalie perché purtroppo – giuro, le conosco tutte io?!?!? – ho due amiche alle quali era stata rilevata con apparente certezza trisomia 21 (sindrome di Down) ma i bambini sono poi nati sani e vispi.
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Certo ci è voluto un bel coraggio a portare avanti comunque la gravidanza.[ad_out company=”adapex” format=”300x250xA1AMP.all.amp” wrappers=’
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